La Chiesa Parrocchiale di N.S. del Carmine Sec. XIX
Interno Chiesa parrocchiale
Organo Vegezzi-Bossi
L'attuale chiesa parrocchiale, edificata dal 1876 al 1892 in stile neoclassico, risulta costruita sulle fondamenta dell'antica parrocchia (1440) dedicata a S. Benedetto, e sull'area cimiteriale che si trovava a ridosso della stessa e delimitata dal muro di sostegno del chiostro del convento. Con l’aumento demografico e per la vetustà dell'antica chiesa venne deliberato, nel 1870, di erigere un nuovo tempio con la demolizione dell'antico e di sopraelevare il campanile esistente per ovvi motivi di proporzione. Con il sisma del 2003 la torre campanaria fu danneggiata seriamente in quanto il movimento tellurico aggravò ulteriormente il disassamento che si era venuto a creare a seguito dell’innalzamento del campanile alla fine del 1800 e, nel 2010, con la compartecipazione di Regione, Provincia, Comune e Parrocchia fu realizzata un'importante opera di messa insicurezza e di restauro conservativo, compreso il sistema campanario.
All'interno molti arredi lapidei, lignei, tessili e la quadreria provengono dall'antica Parrocchiale del 1440. Infatti possiamo osservare:
- Altare maggiore e acquasantiere, in marmo del 1815, opera del maestro Bottinelli di Viggiù Milanese, mentre la Balaustra risale al 1793, opera di Giovanni Francesco Ferrari;
- A sinistra troviamo la Cappella con l’altare del suffragio (1702) con pala coeva del rinomato pittore visonese Giovanni Monevi;
- A destra la Cappella della Madonna del Carmine con pregevole statua lignea (1745), opera di Luigi Fasce, allievo prediletto di Anton Maria Maragliano , massimo esponente della scultura barocca genovese;
- Nella navata centrale, sulla sinistra, è presente il pulpito (realizzato nel 1879 dai f.lli Galeotti Savona) in marmo di Carrara, a pianta ottagonale con la Madonna del Carmine scolpita al centro e con rosoni di diverso colore negli altri lati; ai due lati del transetto i due confessionali, intarsiati in legno, sono in stile Luigi XVI e sopra di essi sono poste due grandi pale: una, di ambito genovese, raffigurante S. Felice da Cantalice e il miracolo di Gesù Bambino (1650 ca.), l’altra, di ambito lombardo, raffigurante l’estasi di S. Francesco d’Assisi (1600);
- Ai due lati del presbiterio una pala del 1695, opera del visonese Giovanni Monevi, raffigurante l’estasi di S. Maria Maddalena de’ Pazzi e l’altra, del 1650 ca. di ignoto ma di ottima fattura, raffigurante la conversazione tra la Madonna del Carmine, S. Teresa d’Avila e S. Simone Stok; Nelle navate laterali: in quella di destra un dipinto di fine 1600, di ambito lombardo, con la scena dell’Annunciazione, la pala originale, del 1695, del pittore visonese G. Monevi raffigurante la Madonna degli Angeli tra i Santi Giuseppe e Alberto da Trapani (proveniente dalla cappella campestre “Madonna degli Angeli” in località Fallabrino nella quale è conservata una copia dell’originale). In quella di sinistra una scultura lignea di fine ottocento della Pietà; una pala di fine seicento primi settecento, di ambito piemontese e molto raffinata, raffigurante la Madonna e Gesu' Bambino tra i santi Giovanni evangelista e Maurizio; un dipinto che nel corso dei secoli ha subito diverse traversie poichè una parte dell'opera risulta seicentesca e raffigura San Maurizio e dei putti che sorreggono il velo della Sindone mentre un'altra parte, di fine 1700, raffigura il transito di San Giuseppe sorretto dagli Angeli e dalla Madonna con a lato un Santo Vescovo (Gottardo?) e il committente in abiti settecenteschi. Probabilmente il brandello del dipinto più antico è stato utilizzato in epoca successiva per formare un quadro completo con temi devozionali (in particolare San Gottardo venerato ed invocato a protezione della grandine);
- All'interno della parrocchiale, nella controfacciata, esiste un capolavoro dell'arte organaria italiana perfettamente funzionante, uno splendido Organo a canne, costruito nel 1914 da Carlo Vegezzi Bossi, a due manuali con trenta registri effettivi e 1685 canne tra legno e metallo a sistema pneumatico e rispondente ai canoni della riforma Ceciliana, voluta da Papa San Pio X , dove la tavolozza fonica dei vari registri è stata formata rispettando tale riforma.